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Un altro segreto di Stato (rimasto segreto)

Scritto da Salvo Palazzolo il 23 gennaio 2010 |  
Pubblicato nella categoria Il blog inchiesta

Anche la sorella di Mauro Rostagno, come il papà dell’agente Agostino, si è ritrovata fra le mani uno strano foglio consultando i faldoni dell’inchiesta giudiziaria sulla morte del proprio congiunto. E’ un foglio, solo un foglio, con l’intestazione “Servizio per le informazioni e la sicurezza militare”. E’ un foglio che assomiglia molto a quello inviato dal Sisde, il servizio segreto civile, ai magistrati che anni fa avevano chiesto notizie su alcuni 007, nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio del poliziotto Nino Agostino.
Quel foglio in cui si è imbattuta Carla Rostagno è un altro segreto di Stato imposto alle indagini della magistratura siciliana.

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La nota del Sismi

Nel 1997, il Sismi ha invocato “i prioritari interessi statuali tutelati dall’articolo 12 della legge 24 ottobre 1977 numero 801” quando la Procura di Trapani ha chiesto notizie sui “compiti e le aree di intervento” di tre generali dei Servizi di cui Rostagno si sarebbe interessato nella sua ultima indagine giornalistica sul traffico d’armi. Era l’estate 1988: Rostagno, direttore dell’emittente Rtc, preparava uno scoop di cui non voleva parlare con nessuno, si era fatto dare una telecamera portatile e la cassetta con le riprese la teneva chiusa nel cassetto dell’ufficio.

“Mauro mi confidò di un traffico d’armi che avveniva in una pista aerea in disuso che si trova nei pressi di Trapani – ha raccontato un amico di Mauro, Sergio Di Cori, ai magistrati – lui aveva fatto delle riprese con una telecamera”. A Di Cori Rostagno avrebbe fatto il nome di alcuni generali. Ma la Procura di Trapani, che fra il 1996 e il 1997 ha riaperto l’indagine sul delitto del giornalista sociologo, non ha potuto mai scoprire il ruolo di quegli ufficiali. E neanche la Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che adesso prosegue le indagini, è stata più fortunata (!).

La corrispondenza fra il palazzo di giustizia e i Servizi è in uno dei 34 faldoni che racchiudono 22 anni di indagini sulla morte di Mauro Rostagno. “Gli stessi nomi fatti da Di Cori li troviamo in un processo celebratosi a Venezia per esportazione illegale di armi verso l’Iran”, scriveva il procuratore Garofalo ai colleghi di Palermo in una nota riservata, sottolineando che nel mese di novembre 1996 il ministero della Difesa aveva negato che quattro ufficiali facessero parte dello Stato maggiore della Difesa e altri tre del Sismi. Solo il 24 marzo 1997, arrivò la risposta ufficiale del Sismi. Con la laconica annotazione finale: “Nel comunicare che non è possibile precisare compiti e aree di intervento dei menzionati dirigenti, poiché riguardano attività istituzionali del Sismi e sono pertanto da ritenere compresi tra quei prioritari interessi statuali tutelati dall’articolo 12 della legge 24 ottobre 1977 numero 801, si precisa che fra tali compiti non vi è in ogni caso quello menzionato nella lettera di riferimento di tenere sotto controllo tutti i movimenti di aerei militari nei cieli italiani”.

Il segreto di Stato ha così fermato un’altra indagine. E non si è mai saputo. Personally, though I enjoyed my few days with twitterrific, I think i’ll forgo the $10 update to the full version and switch back to twitter for mac

Servizi segreti e segreti di Stato

Scritto da Salvo Palazzolo il 21 gennaio 2010 |  
Pubblicato nella categoria Senza categoria

Si chiede il signor Vincenzo Agostino, il papà dell’agente Nino che ha promesso di non tagliarsi la barba fino a quando non saprà la verità sull’assassinio del figlio e della nuora Ida, perché il Servizio segreto civile abbia opposto anni fa il segreto di Stato ai magistrati di Palermo che chiedevano notizie su alcuni appartenenti al centro Sisde del capoluogo siciliano in un dato periodo. Per i magistrati quelle informazioni sarebbero state importanti per proseguire l’indagine su un delitto che resta ancora avvolto nel mistero. Di certo, su quei due cadaveri riversi sull’afalto del lungomare di Villagrazia di Carini c’è solo che Nino Agostino non era un agente come tanti addetto alla squadra Volanti del commissariato San Lorenzo. Collaborava con qualcuno per indagini finalizzate alla cattura dei latitanti. Lui stesso lo confidò a un collega, alcuni mesi prima di essere ucciso. Il collega lo riferì subito, la sera dell’omicidio, ai vertici della squadra mobile dell’epoca. Ma nessuno sembrò ascoltare questa indicazione. C’era già una pista che le indagini avevano preso, quella passionale, suggerita da uno strano collega di Agostino.

Il servizio segreto civile ha opposto dunque il segreto di Stato alle indagini che riguardano il caso Agostino. Il Sismi, il servizio segreto militare,

ha consegnato invece, anni fa, alcuni fogli alla magistratura. Neanche a dirlo, materiale di nessun valore per le indagini. Ma che resta comunque utile da esaminare. Nel 1993 i Servizi sembravano interessarsi non tanto di chi aveva commesso il delitto, ma dei magistrati che indagavano e dei giornalisti che seguivano il caso.
Curioso, no?

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La nota del Cesis

L’11 febbraio 1993, il Cesis, Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza, inviava una nota a Sismi e Sisde: “Oggetto, omicidio dell’agente della P.s. Antonino Agostino”. Testo: “In relazione al frequente riproporsi, sulla stampa, di illazioni in ordine alla vicenda in oggetto, si prega di far avere ogni utile elemento di conoscenza”. Alla nota veniva allegato un articolo del quotidiano “il Tempo” dal titolo “Riaperta l’inchiesta sul delitto Agostino”, in cui si dava conto di un esposto della famiglia del poliziotto.

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La nota del Controspionaggio di Palermo /1

Il 5 marzo 1993, il Centro di Controspionaggio di Palermo scriveva: “Gli episodi di cui agli articoli di stampa trasmessi con il foglio in riferimento rispondono sostanzialmente al vero nel senso che l’autorità giudiziaria competente avrebbe recentemente riaperto le inchieste sull’omicidio dell’agente Agostino e sulla scomparsa del giovane Emanuele Piazza, collaboratore del Sisde, ritenuti in qualche modo collegati tra di loro”.

E’ ancora più interessante quello che viene dopo. Perché, non dimentichiamolo, stiamo leggendo la nota scritta da un graduato del servizio segreto militare a proposito non dell’attività di un gruppo di criminali, ma della magistratura.

La nota del Controspionaggio di Palermo /2

“Secondo quanto è stato possibile apprendere – prosegue la nota, oggi depositata agli atti dell’inchiesta Agostino – il gip titolare dell’inchiesta sarebbe in possesso di due memoriali consegnati dai familiari dell’Agostino e del Piazza, che avrebbero indotto il magistrato a riaprire i due casi, riunificandoli (…) Nei memoriali di cui sopra pare che siano contenute affermazioni di una certa gravità in merito al noto episodio del rinvenimento dell’ordigno esplosivo nell’estate 1989 presso la villa del dottor Falcone. Le ulteriori indagini proposte dal gip dovranno essere sviluppate nell’ambito della Procura di Palermo da un magistrato in via di designazione da parte del locale Procuratore della Repubblica”.

Nei giorni scorsi i magistrati di Palermo e Caltanissetta che indagano sui misteri di Cosa nostra sono tornati a chiedere informazioni ai servizi di sicurezza. Il signor Agostino è fiducioso che adesso possano arrivare documenti importanti dagli archivi di Stato: gli attuali vertici dei servizi segreti hanno già dato prova di voler operare con un nuovo spirito di trasparenza istituzionale.
This is a generation that doesn’t look at race first, but policy essay helper first, said mr

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